sabato 7 novembre 2009

Il giardino dell'Eden

Dice la Genesi, capitolo 2, versetto 15:
Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse.
(citazione copincollata da QUI, per la bibliografia vedete QUI)

Quindi, il Paradiso Terrestre non era gratis: se l'uomo doveva coltivare le piante aveva un certo lavoro da fare, non era tutto già pronto a portata di mano. Non si poteva stare in panciolle nemmeno nell'Eden, tu pensa.
E poi, l'uomo doveva anche custodire il giardino. Ma che vuol dire? Di sicuro non doveva fargli la guardia: il giardino non scappa e nessuno lo può rubare, anzi, nemmeno c'era ancora qualcuno oltre a Dio, Adamo ed Eva che arrivasse da fuori a fare danni. No, l'uomo doveva avere cura del giardino. Insomma, fare una manutenzione costante, provvedere a qualunque cosa serva, tenerlo bene, non lasciarlo andare in malora.
Quando mi hanno presentato il brano dell'Eden per rifletterci su, ho pensato queste cose. E da lì molte altre. Ma la prima a venirmi in mente è stata l'amicizia: spesso sento dire "coltivare un'amicizia", ma mai "custodirla". Eppure è esattamente quello che va fatto, e che io non riesco a fare (infatti non sono capace nemmeno di curare le piante, dopo un po' le abbandono a se stesse. Potrei tirar su solo erbacce e cactus, io. Figuriamoci come tratto gli amici).

Mi è tornata in mente questa frase biblica leggendo i vostri commenti al post precedente e cercando il modo di rispondere. L'ho riproposta a voi, perché è piena di spunti interessanti, che siate credenti o no.

Innanzitutto, bisogna dire (anche a certi credenti) che il Paradiso Terrestre, Adamo ed Eva non sono mai esistiti, sono solo leggende, ma come molte leggende hanno un fondo di verità.
Se il paradiso in terra non è un luogo fisico ma una condizione dello spirito, se "Eden" è il nome che diamo allo "stare da dio", questo significa che quando la felicità capita (cioè "Dio ci pone nel giardino") non dobbiamo lasciarla andare in malora, c'è qualche "difetto di fabbricazione" nella felicità per cui essa non può mantenersi da sè, né tantomeno crescere, fiorire e fare frutto, ha bisogno che ce ne occupiamo noi. Significa che l'amore, l'amicizia o qualsiasi sentimento ci renda felici non è conquistato una volta per sempre, ma bisogna mantenerlo vivo e continuare a rinnovarlo. Pensando che noi siamo i custodi del giardino, cioè gli amministratori responsabili, non possiamo nemmeno prendercela con qualcun altro se le cose vanno male, perché siamo noi a doverci mettere una pezza, non possiamo aspettare l'intervento divino.
Eccetera.

Se vi viene in mente altro (non solo a proposito di questa frase, ma di tutto l'episodio o di altro collegato) non esitate a commentare! Non sono una biblista, e la mia fede non so nemmeno se esista più, tuttavia il racconto di Adamo ed Eva lo conosciamo un po' tutti, credo che chiunque possa avere qualcosa da dire o da meditare. Se non siete credenti prendetela un po' come la favola della cicala e della formica, giusto una storiella con la morale ;)

5 commenti:

  1. Bello questo post Diccian, vorrei riflettere sulle tue riflessioni, si lo ammetto sono un po' zecca e il mio cervello è mooolto pigro a volte, soprattutto adesso che vado di fretta, mannaggia a quel tentatore del serpente che è andato a rovinare la festa!!! Tornero' a rileggere.
    Alessandra

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  2. interessantissimo spunto di riflessione
    posso stamparmi questo articolo per rileggerlo con calma e tenerlo come promemoria e spunto per riflessioni future?

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  3. @Cialla: Con comodo, tanto il testo sta qui, non ho intenzione di cancellarlo né di chiudere il blog tanto presto... ;D

    @Cipi: Ma mi devi chiedere il permesso per stampare un post? O__o Quanta roba si stampa nella vita...

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  4. Una cosa collegata. La ns traduzione della Bibbia proviene dal greco, che arricchisce ed infioretta il linguaggio, ma spesso, purtroppo, non fa capire un tubo. Il famoso e controverso passo secondo cui la donna sarebbe stata creata da una "costola" di Adamo in realtà andrebbe tradotto: il "fianco" di Adamo, e sta a significare che l'uomo senza la donna non può stare in piedi e la donna è il completamento dell'uomo. Molto più poetico no? Daria

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