lunedì 29 ottobre 2012

Dopo due giorni di lavoro...

Sono riuscita a sistemare la prima tranche di materiale di bigiotteria. Solo la prima tranche! Ne seguiranno molte altre!

Ho in casa tanto materiale, quasi tutto vintage: molto è quello che è rimasto da quando mia madre lavorava nel campo, negli anni '80, e ogni tanto persone di quel giro mi rifilano ancora qualche sacchetto, che gli salta fuori dalla cantina o dalla soffitta.
Quello più vecchio è già stato diviso ed ordinato (almeno in scatole-categoria, poi quello che c'è dentro ai singoli sacchettini nella scatola è un altro affare), ma quello che arriva non ho la pazienza di stare a vagliarlo man mano, così ho un cumulo di sacchettini di "roba mista" dentro ai quali frugare in cerca di ispirazione.

Ora, mi è arrivato uno scatolone (uno SCATOLONE) di altro materiale. E dove lo metto? Ho un armadietto non ancora pieno, ma di certo lo scatolone intero non ci entra... la mia mamma (bontà sua) ha già diviso approssimativamente il contenuto in sacchetti per tipologia, così ho pensato: "Già che ci sono, colgo l'occasione per fare un po' d'ordine, così sistemo tutto per bene una volta per tutte, già che devo risistemare l'armadietto".

Così ho cominciato. Sapevo di avere alcune collane "intere o quasi" già tra la mia roba, ed altre ce n'erano nello scatolone. Ho pensato semplicemente di metterle insieme. Quindi ho cominciato la cernita, e ne è uscito:

1) Un sacchetto di collane ancora intere, o che necessitavano di piccole riparazioni che ho fatto "al volo"


ah, dimenticavo gli orecchini (quasi tutti con la clip, ad alcuni è saltata via e l'ho dovuta ri-incollare... in primo piano alcuni ancora senza ^^")


e un sacco di orecchini spaiati (probabilmente i campioni, dato che spesso ce ne sono di ugual forma ma in due o tre colori diversi)


2) Un altro sacchetto con le collane "riparabili", cioè che avevano bisogno di interventi più laboriosi o di cercare altro materiale per ripararle (strass perduti da incollare, una perlina mancante...)


3) Un altro sacchetto di roba "da disfare", cioè collane non riparabili (manca del materiale e non ne ho di sostitutivo) o semplicemente brutte o insignificanti, che secondo me non val la pena di conservare... meglio riciclarne i materiali per fare altre cose più carine!


4) Un sacchetto di materiale sfuso, tipo parti di collane, campioni, pezzi provenienti da qualcosa che si è rotto, e blablabla


5) Uno scatolone di roba ancora da sistemare... più i due sacchetti di cui sopra (al punto 3 e 4), si intende T_T


Ne uscirò mai? :/

Per il momento sono soddisfatta così, e penso che la prima cosa che farò sarà riparare il riparabile. Poi mi troverò con una buona scorta di oggetti da fotografare, descrivere e cercare di rivendere... fintanto che il vintage anni '80 va ancora di moda, se no me li dovrò tenere per altri vent'anni! XD

Poi comincerò a dividere la roba e metterla via con criterio, in modo che quando cerco qualcosa so dove trovarlo. Per fortuna che la minuteria è già tutta a posto, se no diventerei matta! (Infatti sono diventata matta anni fa per suddividerla, e nemmeno ho fatto un lavoro di fino! XD )

Per fortuna la mia mamma mi ha anche insegnato che "Cunt al temp e la pazienza, sa fa al cü anca a cu' ch'è senza"!

venerdì 5 ottobre 2012

La creatività... non ha prezzo!

Giravo sul forum di Artesanum (oddio, non è proprio quel che definirei un forum ^^" ) e guardavo come la gente si regola per dare un prezzo alle proprie creazioni. Grosso modo, il concetto è di calcolare:
1) Il costo dei materiali e altre spese vive (elettricità, strumenti, imballaggi...)
2) Il tempo che ci si mette (non solo per la lavorazione vera e propria, ma anche per la progettazione e il reperimento dei materiali)
3) La difficoltà della tecnica (un tecnico altamente specializzato va retribuito di più della bassa manovalanza)
4) L'originalità dell'oggetto proposto (ciò che è raro è prezioso)
e poi di sommare tutte queste cose, se necessario arrotondando per difetto per venire incontro al cliente.

Ma io con questo sistema mi trovo molto in difficoltà.
1) Uso quello che ho in casa, materiali di recupero, riciclati, regalati, "ereditati" dalla mamma o dalla bisnonna, quindi per me sono a costo zero; però hanno comunque un valore, anche se io non lo conosco esattamente. Riciclare abbassa il costo di produzione o aumenta il valore (etico e monetario) dell'oggetto?
2) Non sono un'artigiana di mestiere, ma una hobbista che lavora nei ritagli di tempo. Il che significa interrompersi continuamente, continuare a metter via e tirare fuori perché non ho uno spazio dedicato, essere distratti da mille cose, e questo allunga notevolmente i tempi di lavorazione. Ciò sminuisce la mia professionalità o innalza i costi?
3) La stessa tecnica mi richiede tempo ed attenzione quando sono alle prime armi, mentre quando ho preso la mano mi viene facile e veloce. Quindi dovrei farmi pagare di più da principiante perché ci metto più tempo, da esperta perché sono più qualificata e ottengo risultati migliori, o sempre allo stesso modo perché la tecnica è la stessa, indipendentemente dalle ore di lavoro?
4) Come si fa ad esprimere con un numero l'originalità di una creazione? In base a che criterio potrei dire: "Questo oggetto è piuttosto banale, ha solo 2 € di originalità, mentre quello è più innovativo e ha 15 € di originalità"? O forse dovrei pensare: "La mia creazione è originale al 10%" e quindi aggiungere al prezzo finale un 10% del valore calcolato prima?

Ma allora, come faccio a dare un prezzo alle mie creazioni?
Semplice, vedo la cosa dall'ottica del cliente.
Immagino che sia stato qualcun altro a dar vita a quell'opera, e di vedere solo l'oggetto in vendita (o la sua foto in un negozio virtuale). Conoscendo il tipo di materiale e avendo un'idea della lavorazione, sapendo a quanto si trovano in giro oggetti simili, ma ignorando spese effettive, tempo esatto di realizzazione, esperienza dell'artigiano... quanto sarei disposta a pagare? Quanto mi sembra che valga l'oggetto in sé?

Alla fin fine, credo che dare un valore commerciale alle proprie creazioni non sia difficile, sia solo soggettivo. Ci sono dei criteri di massima, è vero, ma il modo in cui vengono applicati lo decidiamo noi.

Ho visto signore dire "a quel prezzo me ne compro due o tre al mercato" ed amici spendere fior di quattrini, dicendo "li vale tutti" solo per la soddisfazione di avere qualcosa che li sfizia. Ci facciamo pagare per un oggetto a seconda di quanto noi stessi riteniamo prezioso il nostro lavoro ed il nostro tempo: ci sentiamo più soddisfatti se abbiamo tanti clienti ma di fatto ci svendiamo a niente, o se troviamo pochissimi acquirenti che però ci apprezzano tanto da spendere cifre da capogiro? Come vogliamo essere considerati dalla gente, come artisti o come arrabattatori di paccottiglia? Dove sta la giusta via di mezzo? E quanto correttamente sappiamo fare autovalutazione o autocritica?