Ho seguito sul blog di Polepole l'avventura delle sue pulizie zen.
Ma anche Giovanna è presa dalla furia pulitrice.
Prima di loro, pure io tempo fa mi sono dedicata al "repulisti", anche se non non alla pulizia della casa dalla polvere: io ho chiuso per un po' tutte le attività che mi sembravano "mangiarisorse", cioè quelle che mi occupavano troppo tempo, mi sembravano troppo stressanti o non mi davano soddisfazione sufficiente.
Non voglio stare a farla lunga. Già tanti parlano di "decluttering"... che in italiano significa all'incirca "mettere in ordine" o "sgombrare" (nel senso di buttare via le cose che non servono e sono lì solo a intoppare).
Svuotare è liberatorio. Ha tante virtù terapeutiche. Svuotare non solo la casa dalla polvere o dagli oggetti superflui, ma anche la nostra vita da impegni che fatichiamo a mantenere o pseudo-amici che non fanno altro che stressarci. Dopo ci si sente meglio, puliti e messi a nuovo... un po' come quando si esce dalla doccia!
Ma questo "fare il vuoto" non è fine a se stesso.
"Fare il vuoto" serve a "fare il pieno", dopo.
Una casa minimalista, diciamocelo, alla fine è anche un po' spoglia, triste e solitaria.
Non avere alcun impegno potrebbe significare passare tutto il tempo libero da soli ad annoiarci.
"Fare il pieno" significa caricarsi di carburante, di energie da spendere; significa procurarsi i materiali e gli strumenti per operare, andare a far la spesa per procurarci il necessario e, se possibile, anche per toglierci uno sfizio ogni tanto, così siamo più contenti :)
Pensate al frigo di casa. Se è troppo pieno, è probabile che non riusciremo a consumare tutto prima che vada a male; quindi ci troveremo sempre con qualcosa di marcio in frigo. Il che non è salutare.
Allora buttiamo il marcio e mangiamo il buono; fatto questo il frigo resterà vuoto. Il che non è salutare, che di fame si muore.
Quindi ci vuole un continuo equilibrio tra svuotare e riempire.
Quando questo equilibrio si rompe, reagiamo in modo deciso spingendo dalla parte opposta; si spera che invece di sbatacchiarsi sempre tra un estremo e l'altro poi alla fine si impari ad assestarsi intorno ad una via di mezzo, oscillando solo un pochino...
Capperi, queste ultime righe mi stanno facendo riflettere un bel po'!
RispondiEliminaGrazie :-)
Proprio vero,
RispondiEliminagrazie per gli spunti per questa riflessione, come ogni cosa l'equilibrio è nel mezzo,
ciao,
Amalia
E infatti!
RispondiEliminaAnche nel mio caso quel "fare il vuoto" serviva come preparazione alla seconda fase: "fare il pieno". Di nuove idee, di progetti, di spunti, di energia, di entusiasmo... insomma, riempire nuovamente la propria vita, dopo aver colto i frutti ed eliminato le sterpaglie.
Dopo tutto anche nei campi, prima della nuova semina, si bruciano le stoppie, no? ;)
Grazie per la tua citazione, Daniela, e a presto!
polepole